Il futuro della ricerca di mercato è già arrivato — ed è plasmato da algoritmi, apprendimento continuo e, soprattutto, dalle persone. È ciò che mostra lo studioIl Ricercatore del 2025: La Trasformazione Adattativa della Ricerca di Mercato con l'IAcondotto dalla HSR Specialist Researchers, che rivela i profondi cambiamenti che l'intelligenza artificiale sta promuovendo nel settore e mette in evidenza un nuovo profilo professionale: adattivo, etico e tecnologico. "Fin dall'inizio, abbiamo mirato a comprendere l'impatto dell'IA sulla realizzazione delle ricerche, valutare le priorità e le sfide organizzative portate, nonché analizzare la prontezza individuale e le esigenze di sviluppo delle competenze dei professionisti", spiega Renato Trindade, CEO di HSR Specialist Researchers.
Per questo, l'azienda — una delle principali esperte indipendenti dell'America Latina — ha intervistato 86 professionisti attivi in agenzie di ricerca e aree di analisi dei consumi di aziende di diversi settori. Il sondaggio rivela che l'IA è già una priorità in queste organizzazioni, soprattutto in applicazioni come l'analisi dei dati (65%) e l'automazione dei processi interni (53%). È anche usata per lo sviluppo di modelli personalizzati di approfondimenti (39%) e per la creazione di strumenti di intelligenza predittiva (36%). E i principali benefici percepiti sono aumento dell'efficienza, miglioramento nelle analisi e promozione dell'innovazione.
Più che una sfida tecnica, l'IA rappresenta una sfida adattativa — concetto che richiede leader capaci di guidare cambiamenti profondi e continui. Ciò implica promuovere l'apprendimento collettivo, affrontare le resistenze, garantire la sicurezza psicologica e sostenere la trasformazione nel tempo», afferma Karina Milaré, socia di HSR. Per lei, più che implementare strumenti, è necessario ridefinire il ruolo della ricerca di mercato all'interno delle aziende.
Il nuovo ruolo del ricercatore con l'IA
Secondo lo studio, il ricercatore del futuro assumerà ruoli come analista strategico, curatore dei dati e facilitatore dell'interazione uomo-macchina. Ciò richiede più di competenza tecnica: richiede sensibilità per comunicare chiaramente, garantire l'uso etico delle tecnologie e agire in modo sempre più integrato.
Oggi, i ricercatori mostrano già interesse e buona ricezione riguardo all'adozione dell'IA, allineandosi alla ricerca delle aziende di maggiore efficienza e competitività. Tuttavia, c'è ancora un percorso di adattamento da percorrere: solo il 17% degli intervistati si sente completamente preparato ad affrontare le trasformazioni portate dalla tecnologia. Altri 50% si considerano parzialmente pronti, il 27% sono in fase di sviluppo e il 6% riconoscono di non essere preparati.
Le principali difficoltà includono la mancanza di conoscenza tecnica approfondita, sfide nell'applicazione pratica dell'IA nei processi di ricerca, interpretazione dei dati generati e necessità di adattarsi a nuovi flussi di lavoro. Per superare queste barriere, l'80% di loro ha ricorso a strategie di autoapprendimento, come lettura, video e sperimentazione pratica, il 66% alla collaborazione tra colleghi, il 49% a corsi online, il 44% alla partecipazione a eventi e workshop e il 10% alla mentorship. "Competenze come apprendimento continuo e resilienza acquisiscono rilevanza nel contesto di rapida evoluzione tecnologica", sottolinea Karina.
La percezione degli intervistati è che tra le competenze più valorizzate per il futuro della professione ci siano: analisi dei dati (60%), apprendimento continuo e curiosità (56%), storytelling con i dati e comunicazione (48%), resilienza e adattabilità (46%), alfabetizzazione in IA (35%), consapevolezza etica e pensiero critico (21%), ed empatia e ascolto attivo (17%). Pertanto, il ruolo umano rimane centrale. L'IA è un'alleata, non una sostituta, tanto che il 49% degli intervistati manifesta insoddisfazione per la velocità di adozione dell'IA nelle proprie organizzazioni. Questo perché, sebbene gli strumenti siano disponibili, la trasformazione culturale e strutturale deve ancora maturare», sottolinea Renato Trindade.
I partecipanti hanno anche sottolineato che alcune sfide persistono nell'adozione della tecnologia, come la scelta degli strumenti giusti (70%), l'assenza di strategie chiare (55%), la resistenza al cambiamento (45%), la mancanza di conoscenze tecniche (45%), le preoccupazioni etiche (30%) e le restrizioni di bilancio (18%). Altri ostacoli sono la necessità di affrontare bias algoritmici (71%), adattarsi a nuovi processi (61%) e resistenza continua alla trasformazione (44%).
La maggior parte dei professionisti dimostra un ottimismo cauto: c'è fiducia nel potenziale dell'IA, ma anche consapevolezza che questa rivoluzione richiede preparazione costante e grande capacità di adattamento. Dopotutto, nuove soluzioni e idee emergono ogni giorno. Essere aperti ad imparare e innovare è essenziale», sottolinea Trindade.
Una metodologia innovativa: E-Talks.AI
Lo studio ha utilizzato un approccio inedito, E-Talks.AI — uno strumento empatico basato sull'intelligenza artificiale, che combina analisi qualitative e quantitative delle risposte dei partecipanti. Il campione è stato composto da 86 professionisti intervistati, di cui il 64% ha più di 10 anni di esperienza nel mercato, il 22% più di cinque anni, l'11% più di due anni e solo il 6% lavora nel settore da meno tempo. Tra loro, il 53% lavora in aziende di ricerca e il 47% in aree di Consumer Insights di aziende di diversi settori.